Una storia dal deserto
Vedete, ho scoperto tempo fa che chi scrive lo fa per motivazioni molto diverse. Scrivere è un esercizio complicato. Mettiamola così: per me scrivere è mettere nero su bianco, su un pezzo di carta o dentro un file, le idee che ronzano incessanti dentro la mia testa.
C’è chi parla da solo, io invece provo a mettere tutto su un foglio. Provo a rendere parole altrimenti vuote come “incomunicabilità ”, “dissonanza”, “forza di volontà ” storie intere. E i personaggi mi aiutano tanto in questo.
Parlare con se stessi
L’invenzione del nome, Daniele Frau
La parte più complicata, quando si decide di scrivere e di rendere pubbliche le proprie idee, è accettare le critiche. Immaginate se qualcuno che non conoscete vi fermasse nel bel mezzo della strada e vi dicesse:
“Ehi, sai che cammini in modo bizzarro? Dovresti iniziare a camminare in questo modo. Guarda me, oppure cerca di camminare come farebbe Bolt se non fosse impegnato a correre.”
Così, all’inizio si tende a prendere tutto sul personale. Ci sentiamo tutti Hemingway e ogni parola sembra scelta come si scelgono le pietre per una statua. Una su un milione.
Parlare con gli altri
Solo dopo qualche battuta d’arresto (leggasi colpo frontale dato da un ferro da stiro acceso) ci rendiamo conto che quel passante che ci ha dato il consiglio non era cattivo. Capiamo che in fondo nessuno è nato per scrivere, come nessuno è nato per dare consigli.
Tutto va imparato.
Lo stile
Ecco, sullo stile ci sono decine di libri che ho letto e che mi hanno segnato. Molti sono scritti in lingua inglese, ma il senso è semplice e utilizzabile in qualsiasi lingua.
L’idea di fondo è che lo stile deve essere rapportato al tipo di scrittura che si desidera portare avanti. La narrativa avrà uno stile, una lettera da inviare ad un amico ne avrà un altro, così come un diario. Poi c’è lo stile personale, tipico di ognuno di noi, che dovrebbe sempre tendere alla chiarezza e alla fluidità .
FluiditĂ
Non mi addentro oltre nell’idea di stile, ma chiudo parlando di qualcosa che mi sta davvero a cuore. Che cosa intendo con fluidità ? La risposta a questa domanda è semplice.
Prendi in mano il tuo ultimo scritto.
Ora leggi a voce alta ciò che hai scritto e sentirai delle campanelle suonare vicino alle tue orecchie. Quelle campanelle sono un allarme innato. Lo stesso allarme che suona quando per la prima volta sentiamo qualcuno parlare e ha quel non so che di spiacevole.
“Oddio, ma sta leggendo!”
Si, odio quando la gente vuole dare l’impressione di star parlando a braccio, mentre in realtà sta leggendo da un gobbo. Meglio, molto meglio prendere un foglio in mano e leggere.
Leggere e rileggere a voce alta la tua storia ti permette di sentire l’anima dei personaggi, di provare a coinvolgerti davvero. Non leggere la tua storia come se stessi leggendo un libro qualsiasi. Perché è il tuo stile, lo sentirai tuo, saprai qual è il soggetto.
Leggendola a voce alta potrai sentire tutte quelle sfumature che pensavi fossero ben scritte e invece non lo erano. E magari inizierai ad essere tu il primo a criticarti, per migliorare sempre.
Per concludere
Spero che ciò che ho scritto qui possa esserti utile, nella tua ricerca quotidiana. Qui di seguito, trovi la mia ultima micro-storia pubblicata su Typee. Si intitola l’Invenzione del nome.
Buona lettura!
P.s. Io sono Daniele Frau, ma puoi leggere altre storie e micro-storie in italiano e inglese su Flyingstories.
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